Tattoo Magazine 2009
- I tuoi lavori sono scene teatrali che poni di fronte all’osservatore. Cosa rappresenta questa tua ultima serie in mostra?
In genere non lavoro con l’idea di preparare una mostra, diciamo che, fondamentalmente, continuo ad interessarmi al tema del ritratto. Ma Succede, anche, che mi ritrovi con un numero di opere dove oltre al ritratto esiste un altro comune denominatore. E’ il caso della rosa di quadri per questa ultima mostra di Roma, dove (salvo alcune eccezioni) nelle tavole prevale un clima “ieratico-medical”, ritratti singoli o di gruppo alle prese con questioni relative alla religione ed ad un universo iconografico ospedaliero…
- Il titolo che hai scelto che significato ha?
“Hieratic-Surgical Paintings”: letterale, riassume il contenuto della maggior parte delle opere, riferimenti al sacro e ad apparati medical, appunto.
- Come si connotano i contenuti più rilevanti della tua poetica?
Sessualità e religione sono gli aspetti dominanti del mio lavoro.
Mi piace pensare che i miei soggetti (persone sempre reali) affondano per metà nelle viscere della terra (sesso e peccato) e per l’altra metà s’innalzano verso sfere celesti (preghiera e redenzione)…. Grosso modo!
- Perché la scelta dello stile bizantino?
“Stile bizantino”, così è la prima volta che me lo sento dire. Diciamo che c’è sempre stato una eco del clima bizantino nelle mie opere, sarà per i fondi oro che (più in passato) adopero, sarà per l’innato senso del sacro, sta di fatto che continuo a porre l’uomo al centro della composizione e nella figura si coglie spesso un lato religioso-spirituale, cosa che, appunto, caratterizzava le figure nell’arte bizantina, niente di più.
- Il corpo umano è al centro di queste opere. In quali fattezze la presenti questa volta? Quali debolezze umane rappresentano?
Non vedo qualcosa di così inedito relativamente alla prossima mostra.
Magari un paio di opere sul tema della necrofilia dove si vede un corpo, senza identità, “Agnus Dei”, dipinto quasi fosse una natura morta e dove si percepisce quel senso di angoscia e colpa generato da questo tipo di patologie.
Al di là di questo episodio, comunque continuo con la mia personale osservazione dei vizi (poche virtù) che caratterizzano l’identità dei modelli che ritraggo. Mi piace guardare i loro occhi quando si prestano al “rituale della posa”, ho il desiderio di scoprire cose che neppure loro conoscono di se stessi. E di fatto è il motivo per cui, ogni volta, si rinnova il piacere di lavorare con tanta meticolosità sulla figura. Chissà magari è un processo più o meno inconscio sull’identità-identificazione, forse per un fine catartico.
- Eros/thanatos – religione/sessualità. Cosa hanno in comune nei tuoi lavori?
Come ho accennato sopra, sono i due temi più sentiti e si fondono tra loro con estrema facilità nel mio universo iconografico.
- Che tipo è il marionettista di questi teatrini? Ci parli del tuo lato debole, delle tue passioni e paure?
Ho detto altre volte che per dipingere ho bisogno di emozionarmi, cercando coinvolgimenti in situazioni che non conosco e che quasi mi spaventano.
L’universo femminile, per esempio, rimane per me sconosciuto ecco perché continuo ad appassionarmi al soggetto e ogni volta che si ripete l’esperienza di una collaborazione provo un’emozione. Ho paura di me stesso qualche volta, per questa ragione, credo, ho quasi due identità in parallelo, quella relativa al mio lavoro (notturna, chiusa ai limiti della claustrofobia) ed una (decisamente) più solare per la vita di tutti i giorni, ho anche un doppio nome…
- Ci credi nell’inferno/paradiso?
Non lo so!
- In alcuni tuoi quadri i protagonisti sono dotati di corna. Qualche rimando esoterico?
Le corna sono state anche un elemento geometrico-decorativo fine a se stesso, ma per lo più, nei miei quadri, evocano la figura della grande madre, la fertilità, ecc. Inoltre determinano le personalità dominanti in un opera con più figure e, ancora, sottolineano l’appartenenza al mondo pagano in contrapposizione al cristianesimo in altre opere.
- Mi descrivi uno dei quadri in mostra che preferisci e che mi manderai da pubblicare?
“The bad nurses”: un dipinto recente molto grande e complesso. Un gruppo di sei figure femminili in una specie di sala operatoria. Me lo sono immaginato come fosse la prima scena di un film, con tanto di titoli e sottotitoli “Necrolesbolovers”, vedi alla base. Cinque “cattive infermiere” alle prese con una paziente da immolare, per sadico piacere sessuale. Un lavoro nato, inizialmente, dall’idea di fondere la “lezione di anatomia del dott. Tulp” di Rembrand e “Lo svenimento di Santa Caterina” un affresco di Antonio Bazzi (XVI Sec.) a Siena. Ma poi mi sono fatto prendere la mano e così sono passato dalla figura della santa sorretta dalle consorelle al tavolo anatomico attraverso un’orgia lesbo-necrofila. Non resisto alla tentazione di trattare argomenti immorali contrapposti ad una elegante e raffinata esecuzione tecnica. Qualche volta rifletto su quello che faccio e mi vengono dei sensi di colpa, allora vado a rileggermi Geoffrey Hartman che diceva: “La grande arte è sempre scortata dalle sue due oscure sorelle, l’empietà e la pornografia” e mi sento meglio.
- Nei tuoi lavori nulla è lascito al caso. I colpi di luce, i dettagli sono tutti indizi di qualche lettura trasversale che si può dare alla prima presentazione. Quali sono gli indizi da osservare in questa serie?
In generale, credo che nei miei elementi complementari alla figura prevalga una simbologia che richiama la caducità del corpo e il maldestro tentativo di conoscenza forse per preservarlo più a lungo nel tempo. Senza dimenticare vaghi dettagli di immortalità dello spirito…
- Cosa fa scattare il click della tua creatività?
L’immagine di un dipinto associato ad un particolare momento sonoro, quando mi ritrovo in studio a contemplare l’opera in corso di esecuzione… Poi prendo appunti.
- Che musica ascolti mentre crei? Chi sono i tuoi compositori preferiti e perchè?
E’ evidente che ascolto molta musica, direi che è un elemento indispensabile in studio, quasi come i colori e pennelli. Mescolo con facilità musica sacra antica ( Carlo Gesualdo, Pierre De La Rue, Victoria, ecc..) a gruppi goth contemporanei (dai Dead Can Dance agli Ordo Rosario Equilibrio, tanto per citare qualcosa).
Anche in questa disciplina ricerco un elemento spirituale preponderante e trovo che ci sia molto di “spiritualmente evocativo” ed ispirante in entrambi i casi citati.